EDITORIALE

Dall’educazione al futuro. Itinerari per imparare la speranza.

 

Il mondo che abitiamo è uno strano mondo. Vive nella convinzione che lo sviluppo sia nell’espansione indefinita delle risorse e delle ricchezze…e in realtà è proprio l’accumulo illimitato e smodato di risorse e di possibilità che sta portando il mondo verso la distruzione.

A ricordarcelo è un filosofo ateo del nostro tempo, E. Morin, il quale ritiene che l’umanità, per salvarsi, abbia bisogno di un cambiamento di rotta. Le risorse capaci di sottrarre l’uomo alla dissoluzione del nostro tempo non sono quelle materiali. Sono, invece, le disposizioni che rimandano alla cura di sé: l’attenzione all’interiorità, la cura degli affetti, l’attenzione e la cura per le conoscenze, la preoccupazione per la comunità e le relazioni.

Il processo di crescita, oggi più che mai, deve essere accompagnato dalla decrescita, lo sviluppo da quello che E. Morin definisce inviluppo, la globalizzazione dalla localizzazione.

Si tratta, in altre parole, di recuperare dimensioni dell’esistenza che, in una logica di sviluppo ancorata a presupposti di tipo economicistico o semplicemente sociologico, sono connotate in termini di inutilità o, addirittura, in termini di disvalore.

Sopravvivere in un ambiente che si fa sempre più complesso implica, allora, la consapevolezza che le logiche lineari (per cui da una causa si giunge necessariamente a un effetto), cumulative (per cui la crescita coincide con l’accumulo e l’espansione illimitata delle risorse e delle ricchezze), tecnologico-comunicative (per cui l’efficacia si rinviene nella formalità anonima dei processi impersonali e standardizzati) non appare più come un modello proponibile, né praticabile.

Le risorse che possono trarre l’uomo fuori dalla crisi sono, invece, le risorse umane, ovvero le potenzialità che l’uomo trova non fuori di Sé, ma in se stesso.

E’ per tali ragioni che il valore aggiunto dell’umanità non può essere rappresentato, oggi, dalle tecnologie, dal denaro, dai beni materiali, ma si rinviene, appunto nell’educazione.

E’ l’educazione la realtà privilegiata che può restituire ciascuno all’autenticità di se stesso. Di conseguenza, è l’educazione che può innestare la società lungo l’autenticità della storia.

La centralità dell’educazione esprime allora il bisogno di percorsi di crescita che, senza negare la formazione delle competenze, senza eludere il riferimento alle tecnologie, senza negare l’apporto dei bei materiali, insegnino, tuttavia, al soggetto, una competenza di fondamentale valore personale, storico e sociale: la capacità di prendersi cura dell’anima.

Non si vogliono riproporre in questo modo letture intimistiche o vagamente spiritualeggianti del destino umano. L’anima non è ciò che chiude l’uomo in se stesso. E’ invece ciò che consente all’uomo di guardare dentro di sé, per trovare le sorgenti che lo spingono ad andare verso il mondo in una direzione di autenticità; a costruire un mondo sempre più autentico L’anima è ciò che E. Mounier soleva definire come l’in Sé. Quella dimensione dell’identità che l’uomo non può perdere e che, più ritrova in se stesso, più lo spinge ad andare oltre se stesso. L’educazione, allora, diveenta il valore che consente all’uomo di crescere senza esplodere, di svilupparsi senza disperdersi, di aprirsi al mondo, rimanendo ancorato a se stesso, di curarsi di se stesso senza per questo dover negare la dignità dell’altro.

 

Marco Piccinno

 

“Finis Terrae – Febbraio 2014” – Magazine FT | Febbraio 2014 | N. 17 

Aut. Trib. Bari n. 2131/2012 del 24.09.2012

Pubblicato su web: http://www.ft-b.org/index.php?option=com_content&view=article&id=34&Itemid=192