D. Don Giuliano dove nasce l’esigenza di tradurre e curare l’edizione italiana di “Peppe il topolino”?

R. Da un atto di amicizia. Perché quando sono stato editore e direttore della tipografia in Bolivia, cercavo, seguendo le indicazioni dell’Ispettore di utilizzare anche quel lavoro a beneficio della gioventù, libri di lettura per ragazzi che purtroppo non avevamo. Allora iniziai a importare dalla Spagna dei bei libri che hanno avuto grande successo. Però l’idea di avere dei libri locali è sempre stato un mio desiderio. Un giorno mi mandarono un manoscritto di un certo Hugo Villanueva, dal titolo “Pepe el ratón”, ovvero “Peppe il Topolino”. Lessi quel libro tutto d’un fiato e mi piacque, perché aveva un linguaggio semplice, adatto alla mentalità dei ragazzi. Allora chiesi all’autore se avesse voluto fare un contratto… e lo stilammo. Gli domandi se avesse anche altri libri e dopo quell’incontro pubblicammo ben nove titoli. Lui con orgoglio diceva: «Don Giuliano mi ha fatto scrittore». Villaneuva era un orologio, afflitto da un problema alle gambe, ma con orgoglio presentava i suoi libri che in Bolivia hanno avuto molto successo. Stando qui in Italia ho pensato di tradurre “Peppe il topolino” per far conoscere lo stile di Villanueva. Nei suoi testi gli animali dialogano con le persone in una forma così semplice che riesce a catturare la mente del lettore. Conosco personalmente la moglie e il figlio, con cui conservo un sano rapporto di amicizia. Proprio la moglie di Villanueva mi ha dato l’assenso alla traduzione e alla cura della traduzione dei testi del compianto marito.

 

D. Quale ricordo personale conserva di Hugo Villanueva?

R. Un ricordo bello, buono, semplice. Lui camminava con due bastoni, per un problema alle gambe.  Aveva un volto sorridente, godeva della vita nonostante le varie difficoltà. Una persona felice che trasmetteva positività.

 

D. In quale contesto temporale è ambientato il filone narrativo di “Peppe il topolino”?

R. Nella zona antistante la Foresta Amazzonica, dove la vegetazione e gli animali sono abbondanti e dove il contatto con la natura, nella sua multiformità, è molto marcato ma al tempo stesso semplice.

 

 

D. Quali valori e insegnanti vuole fornirci questa favola che racconta l’amicizia tra un bambino di nome Lucìn e Peppe il topolino?

R. Il desiderio di imparare. Perché Peppe chiede al suo padroncino come ha fatto a imparare a leggere e a scrivere. Una volta acquisita questa duplice capacità, è proprio Peppe ad aiutare Lucìn nello svolgere i compiti.

 

D. È possibile allargare l’orizzonte di questa storia anche a un pubblico adulto?

R. Si, perché i valori sono sempre gli stessi. Anche gli adulti hanno bisogno di amicizia. Soprattutto quando ci sono delle difficoltà, non bisogna mai arrendersi ma bisogna proseguire anche se il cammino giornaliero è irto di difficoltà. Come ha fatto Peppe il topolino aiutato da Lucìn.

 

D. Perchè la gente dovrebbe acquistare e leggere “Peppe il topolino”?

R. Perché è un libro semplice, apre l’anima e il cuore a quei valori e sentimenti che il testo desidera fornire. Il messaggio e l’allegria che l’autore manifestava nel suo sguardo può essere trasmessa dalla lettura di questa storia.

 

D. Ha in programma altre iniziative editoriali?

R. Si, sempre dello stesso autore. Sto già lavorando alla traduzione di “Colita Dorada”. È la storia di un pesce che desidera, con l’aiuto di Dio e del suo angelo custode, stringere relazioni di amicizia con il genere umano.

 

Dr Piero Ladisa