A proposito della Legge Regionale sugli Oratori in Puglia…

 

Se l’ideologia mette a rischio l’impegno sociale.

Rocco Palese: indispensabili in questo momento di vera emergenza educativa.

Elena Gentile: è finito il tempo in cui inviando una lettera si ottengono finanziamenti.

 

IL FATTO

Il 9 aprile scorso “Avvenire” ha pub­blicato un articolo di Vito Salinaro, in cui don Francesco Preite, direttore dell’Oratorio C.G Redentore Sale­siano di Bari – struttura che, assieme a scuole, associazioni e cooperative, sfida ogni giorno degrado e povertà nel quartiere Libertà del capoluogo di regione – denunciava: “La Regio­ne Puglia “smarrisce” la legge sugli oratori”.

Che cosa è successo? Salinaro lo definisce un paradosso: “la Puglia con la Legge regionale 19 del 2006, che pure presenta non pochi aspetti di grande interesse a sostegno di fasce disagiate della popolazione, promuove e riconosce gli oratori”. Nell’articolo 21 la norma così recita: “La Regione riconosce la funzione sociale delle attività di oratorio promosse dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici della Chiesa cattolica…” e invece il Regolamento attuativo di tale provvedimento “si dimentica” degli oratori. Don Francesco denuncia il fatto che “il termine oratorio sparisce, non viene più menzionato e, di fatto, viene escluso dal sistema del welfare pugliese”.

Pertanto “gli oratori, che contribuiscono alla crescita del bene comune offrendo volontari, spazi, giochi per tanti ragazzi e giovani specialmente in territori di disagio, per la Regione Puglia non esistono”. La Regione salva i finanziamenti per gli impianti sportivi e le attività motorie. Ma gli oratori sono molto di più. 

 

 

LE REAZIONI

L’on. Rocco Palese, già capogrup­po Pdl alla Regione Puglia, ricorda di aver denunciato in tutte le sedi la grande carenza, che deriva da un’avversione atavica della sinistra a supportare gli oratori. riconosce la loro funzione per ovviare ai grandi problemi sociali, indipendentemente dalle ideologie, cioè che gli oratori con tutto ciò che la Chiesa cattolica mette a disposizione nel contesto delle tante iniziative di Ac, Scout e quant’altro siano da valutare come valore e luogo assolutamente fonda­mentale per la tutela educativa delle persone.

Non c’è dubbio. Secondo Palese “l’attuale degrado nel contesto sociale è dovuto all’affievolirsi negli anni di queste strutture, quali l’attività dell’Ac e degli oratori. Come anche, assolutamente necessarie restano le scuole paritarie di ispirazione cattolica. Esse sono luoghi educativi indispensabili per le grandi città, per le periferie e per tanti piccoli paesi e comuni sparsi sul territorio”.

Anche don Luca Nestola, presidente dell’Anspi Zonale di Lecce sostiene che “in questo momento di crisi gli oratori, in molti casi, rappresentano un punto di riferimento per tante famiglie, che hanno visto diminuire il loro potere di acquisto, optando per le attività oratoriali per abbattere i costi di palestre, corsi di danza o musica”. L’ideologia è un problema che ha il legislatore. L’oratorio è aperto a tutti: basterebbe vedere quanti immigrati quasi sempre di altre religioni parteci­pino alle sue attività. La sua funzione sociale ed educativa è sotto gli occhi di tutti.

Don Pierluigi La Notte, direttore dell’Oratorio C.G Salesiano di Lecce, aggiunge che “la Regione Puglia non considera a livello sociale la funzio­ne degli oratori, secondo il governo regionale essi garantiscono ‘anche’ un apporto sociale. Chiaramente vengono riconosciuti a livello ecclesiale, ma non sono istituzionalizzati, non hanno personalità giuridica.

Però, se la legge regionale 19 del 2006 li riconosce e, invece, nel regolamento regionale applicativo il termine “oratorio” sparisce, secondo Palese, “è una scelta politica, perché, quando fu varata, anche prevedeva la possibilità di contributi per l’impianti­stica sportiva all’interno degli oratori. Ci furono scontri violentissimi in consiglio con tumulti in aula, quando la sinistra e Vendola volevano cancel­lare tutto quello che li riguardasse”. Palese ribadisce, quindi, che “le ide­ologie sono d’intralcio al sostegno da parte della Regione, ribadendo che si tratta di una scelta politica e ideologi­ca di ostilità da parte della sinistra di Vendola contro gli oratori, ma questo è un fatto storico”.

Don Luca insiste: ” è indubbio che l’amministrazione Vendola nella sua prima legislatura mal digerì quel finanziamento agli oratori fatto dalla Giunta Fitto e che nel corso della prima legislatura ritardò e rese meno agevole l’accesso a quei finanziamen­ti, che tuttavia hanno avuto il merito di dotare tante comunità di impianti idonei allo svolgimento delle attività sportive”.

Poi, è parso che si sia vo­luto dare un segnale di rispetto delle regole e di legalità che don Luca trova giusto. “Mi pare un fatto importante – prosegue – l’istituzione dell’albo delle associazioni sportivo-dilettantistiche, di promozione sociale, di volonta­riato con la pretesa che i bilanci di queste associazioni siano trasparenti e accessibili per poter accedere ai finanziamenti. Si constata però che non sempre questo sia accaduto”.

L’obbligatorietà dell’iscrizione tele­matica nel portale “Puglia sportiva” anche da parte delle parrocchie o degli oratori affiliati a enti nazionali riconosciuti gli sembra una buona notizia: “È un metodo trasparente e di rispetto per tutti”. Riguardo alla legge 19 del 2006, comunque, dice: “non siamo stati in grado di far valere le nostre ragioni”.

Il problema crede sia più degli oratori che del legislatore e afferma: “in Puglia gli oratori da chi sono rappresentati? Non ho una visio­ne regionale della questione, ma penso alla nostra provincia, quella di Lecce, che pure si è fatta attenta al tema degli oratori in alcune circostanze. Chi rappresenta quelli leccesi? Non c’è un organismo che, al di là delle sigle, sia in grado di rappresentare tutti, di sedersi al tavolo della concertazione, di fare proposte. Nelle altre regioni non è così”. Auspica che in seno alla Conferenza episcopale pugliese e nelle singole diocesi se ne discuta, sollecitati anche dall’ultima nota della Cei sugli Oratori “Il Laboratorio dei Talenti”.

Don Pierluigi ribatte “A ragione, secondo il pensiero di don Preite, le ideologie costituiscono intralcio al supporto regionale, perché nella parte ideologica non se ne riconosce proprio la funzione sociale. Il problema è di tipo progettuale. È questo il cuore del discorso: se nella legge regionale 19 del 2006 si parla di oratori, nella “Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini di Puglia” applicativa della legge, non è menzionato il termine “oratorio” ed i finanziamenti sono finalizzati agli interventi per l’attività sportiva e motoria. Si pensi che la Campania, invece, nel 2012 ha riconosciuto agli oratori una valenza sociale ed essi possono richiedere all’interno di progetti un contributo per le attività”.

 

 

IL CHIARIMENTO

L’assessore regionale del welfare, Ele­na Gentile rispondendo alle provoca­zioni di “Avvenire” giudica ingenero­so l’attacco del direttore dell’oratorio barese. “I finanziamenti – ha dichia­rato – vengono assegnati attraverso bandi che prevedono spazi di manovra rigorosi in un momento, tra l’altro, in cui la spesa sociale è fortemente in affanno. È finito il tempo – incal­za l’assessore – in cui un sacerdote invia la sua lettera a un ente pubblico per poi riceverne un finanziamento. Esistono procedure tecniche e ammini­strative da rispettare”.

Secondo Palese “i finanziamenti si offrono a tutte le strutture di sinistra in maniera efferata, cioè finanziamenti a pioggia di ogni genere e grado, ma per gli oratori tutto diviene più difficile. Ricordo ancora quella seduta convulsa del 2006, in cui si approvò la legge 19, quando fu salvaguardata almeno la possibilità di avere un pò di impianti sportivi negli oratori. Ma – conclude il neo parlamen­tare – è anche vero che essi non sono solo centri di attività sportiva, bensì rispondono all’emergenza educativa e richiedono personale specializzato.

Pertanto, ciò che si è ottenuto non è assolutamente sufficiente”. Don Luca, dal suo canto, afferma: “Certamente neanch’io penso che l’oratorio sia un mero centro di attività sportiva. Di certo la presenza di educatori qualifi­cati è indispensabile. Comprendiamo allora che la domanda la dobbiamo rivolgere a noi? Abbiamo l’ambizione di oratori all’avanguardia, capaci di accogliere la sfida educativa? Chi sono i nostri educatori? Quale formazione offriamo e vogliamo per loro?”.

Per la sua esperienza solo scommettendo sulla qualità degli spazi, su un progetto che punti alla formazione integrale della persona e degli operatori, si po­trebbe ambire ad offrire spazi e tempi capaci di intercettare la domanda, che implicitamente viene anche dalle nuove generazioni di un ascolto attento all’uomo contemporaneo.

 

Pagine a cura di Sonia Marulli

 

fonte: http://loradelsalento.diocesilecce.org/se-lideologia-mette-a-rischio-limpegno-sociale 

 

 

 

 

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