Cultura della legalità   

Uno schema di disegno di legge per promuovere un contrasto civile al crimine organizzato







È stato presentato lo scorso 7 novembre, in Puglia, lo schema di disegno di legge “sulla promozione della cultura della legalità, della memoria e dell’impegno”. Tra i contenuti principali, la promozione di progetti e iniziative di educazione, formazione e ricerca; la valorizzazione del ruolo delle organizzazioni di cittadinanza attiva; il riconoscimento del “rating di legalità” per le imprese e gli enti locali; la promozione del riuso ai fini sociali dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata con l’istituzione di un fondo regionale di garanzia. Previsti, infine, un fondo per le vittime di mafia, della criminalità organizzata e del terrorismo, oltre che l’obbligo per la Regione di costituirsi parte civile nei procedimenti penali per reati con associazione di tipo mafioso. Il testo è pubblicato su www.liberailbene.regione.puglia.it fino al 17 novembre per raccogliere suggerimenti. Il testo definitivo sarà presentato alla giunta regionale e potrà iniziare l’iter in consiglio regionale.

Fare rete. “Tra i punti di forza del testo – dice Alessandro Cobianchi, referente regionale di Libera, che ha partecipato alla sua stesura – rientrano una lettura organica della tematica, il fatto che per la prima volta si legiferi sui beni confiscati e sulla memoria e che vengano previsti interventi a favore dei familiari delle vittime di mafia”. “Siamo curiosi – prosegue – di capire come sarà regolamentato il rating per le imprese”. Un elemento di debolezza è che “c’è il rischio che il testo non venga approvato da questo Consiglio, perciò speriamo in uno scatto in avanti dell’assise regionale (che si scioglierà la prossima primavera, ndr)”. I familiari delle vittime di mafia “aspettano da anni questa legge”. La copertura finanziaria, inoltre, “così come ci è stata prospettata non sembra adeguata”. I principali fenomeni criminali in Puglia sono “il traffico e lo spaccio di droga, l’usura, le estorsioni”, i reati legati all’edilizia e quelli connessi al “traffico degli esseri umani”. Inoltre, “sono presenti mafie di altri Paesi che hanno fatto investimenti”. La Puglia è “la prima regione per minacce e intimidazioni ad amministratori locali”. La politica “ha sottovalutato la presenza delle mafie in Puglia e la loro capacita di aggressione”. In questo quadro è “importante costruire una rete per prevenire i fenomeni criminali”, continua Cobianchi, il quale riconosce che in Puglia “siamo indietro nella cultura del riuso del bene confiscato. Le organizzazioni criminali operano in maniera più silenziosa che altrove perciò non si avverte fino in fondo la gravità del fenomeno”.

Il lavoro innanzitutto. “Il testo è interessante, dà spazio all’educazione alla legalità e alla sensibilizzazione dei cittadini al rispetto di legalità, regole e persone”, esordisce don Francesco Preite, referente regionale dei Salesiani per il sociale e tra gli operatori dell’oratorio salesiano, che conta 500 iscritti tra ragazzi e giovani, nel “difficile” quartiere Libertà di Bari. “Sarebbe bello nei quartieri di disagio creare dei presidi di legalità”, affinché “l’iniziativa sia accompagnata, verificata e sostenuta nel tempo”. Gli interventi “vanno bene ma se non sono finalizzati e recepiti nelle comunità rimangono fini a se stessi”. “Occorre fare rete”, coordinando le azioni, dice Preite, che aggiunge: “Andrebbero valorizzati gli oratori, che nelle zone di disagio possono fare tantissimo”. “I beni confiscati devono essere usati per ridurre la disoccupazione”, continua. Tuttavia, “tanti sono bloccati dalla burocrazia” perciò “occorre snellire le procedure per il loro affidamento”. La criminalità “si sta rafforzando tra giovani e minori per l’alta disoccupazione”. Anche “le famiglie disperate si rifanno alla cultura illegale, che è già presente nelle zone di disagio”. Tutto ciò “è preoccupante”. Ecco che “i presidi di legalità e start up di imprese sociali e giovanili”, anche con l’utilizzo dei beni confiscati, “possono dare risposte più concrete”.

Antonio Rubino

(13 novembre 2014) 

 

Fonte: Servizio informazione religiosa