A pochi giorni dalla chiusura del Bicentenario della nascita di don Bosco dell’Ispettoria Salesiana dell’Italia Meridionale, l’Ispettore dei Salesiani al Sud don Pasquale Cristiani e don Fabio Bellino, Coordinatore per la Pastorale giovanile, spiegano senso, obiettivi, opportunità e prospettive dell’importante appuntamento dei Salesiani del Sud al Teatro Petruzzelli di Bari il 19 ottobre.

 

INTERVISTA A DON PASQUALE CRISTIANI

Don Pasquale, è stata scelta la città di Bari per la chiusura ispettoriale del bicentenario della nascita di don Bosco, cosa si aspetta dalla città?

L’apertura del Bicentenario al Sud nella nostra Ispettoria è stata realizzata a Napoli al San Carlo e per la chiusura abbiamo pensato a Bari al Petruzzelli. Due città strategiche della nostra Ispettoria perché di riferimento per l’opportunità a farci comprendere le sfide dei giovani e delle famiglie ed inoltre luoghi centrali.

 

“E’ ora di oratorio, come voleva Don Bosco” il tema che condurrà l’esperienza del “Petruzzelli” a Bari.

Mi aspetto un coinvolgimento della città da parte di tutti e in modo particolare dalle autorità: Chiesa locale, Sindaco, Presidente Provincia, Presidente Regione e Forze dell’Ordine, Scuole, Agenzie educative e Associazioni per il sociale, così come è stato per l’arrivo dell’urna di Don Bosco che ha smosso tantissime persone, una vera fiumara di gente e tantissimi ex-allievi e persone di tutte le età che hanno avuto e non a che fare con Don Bosco.

Certo a conclusione di questo anno abbiamo chiesto un’attenzione all’ambito educativo soprattutto per gli Oratori-Centro Giovanili e la scuola professionale, due risposte concrete ai bisogni di tantissimi giovani di Bari e di tutta l’Ispettoria. Ecco perché la scelta del tema. Questo significa preparare al mondo del lavoro, educare al tempo libero aiutando i giovani a scoprire le loro risorse per poterle valorizzare in quella creatività che apre strade nuove nel mondo dell’occupazione e delle relazioni vere.

 

Secondo lei, cosa ha rappresentato questo anno di grazia per l’intera Ispettoria Salesiana Meridionale?

Innanzitutto la conclusione di un percorso formativo scandito da tre anni di preparazione, nei quali abbiamo approfondito e sperimentato nel primo, Don Bosco nel contesto della storia nella quale è vissuto; nel secondo, la pedagogia del metodo preventivo, e nel terzo la spiritualità, per poi vivere l’anno del Bicentenario non solo con eventi ma, oserei dire, scoprendo il modo nuovo, attuale di essere Don Bosco oggi, rispondendo alle domande, ai bisogni dei nostri giovani, degli educatori che vedono questo compito sempre più arduo. Inoltre Salesiani, FS e laici tutti siamo stati stimolati a vivere in coerenza e condivisione di vita. Non si educa se non ci si lascia educare, interpellare dalle povertà, dalle risorse che circolano tra i nostri giovani e tra noi adulti ed educatori. Il mondo è cambiato e continua a cambiare; solo una coerenza di vita, insieme alla condivisione, può contagiare ed essere autorevole, suscitando vicinanza ai giovani, confidenza, disponibilità di tempo, senza lasciarci fagocitare dal fare e da ruoli gestionali.

Infine vorrei evidenziare l’ottimismo che si è riacceso nel camminare insieme come Comunità Educativa Pastorale, che caratterizza il carisma salesiano perché crea corresponsabilità, attiva varie tipologie di collaboratori. Nessuno rimane senza far niente. C’è posto per tutti. In più si costruisce quella sospirata fraternità che spesso si pensa di trovare altrove, in esperienze nuove, senza rendersi conto che viene fuori da un cuore ricco di amore di Dio di ognuno di noi, disponibile che si fa dialogo, accoglienza, complicità ….

 

A conclusione di questo evento durato un anno facendo un bilancio, quali sono state i momenti forti? Quali saranno le nuove sfide dell’Ispettoria?

Penso, che più che parlare di un evento durato un anno mi piace parlare di anno santo salesiano, pieno di grazia.  Ogni comunità ha attivato percorsi, eventi, coinvolgendo tante agenzie educative presenti nel territorio e la Chiesa locale nel riflettere e attivare esperienze nuove per raggiungere i giovani e renderli protagonisti di altri giovani.

Il passaggio dell’Urna di Don Bosco ha risvegliato tanto piccoli, adolescenti, giovani ed adulti, riconsegnando la speranza che è ancora possibile educare oggi con il Sistema Preventivo sperimentando la bellezza della vita vissuta.

Il magistero del Rettor Maggiore, legato agli eventi Nazionali e mondiali, ha nutrito il cammino locale ed Ispettoriale. Un fiume di gioia e di speranza si è riversato su giovani, famiglie e comunità presenti nel mondo intero.

La PG è stata protagonista in pieno, donando di riflesso a tutte le comunità una ventata di Pentecoste, vero fuoco vivo, con l’evento di apertura al San Carlo di Napoli, la chiusura al Petruzzelli di Bari, l’esperienza della formazione con le serate di evangelizzazione e la presenza al Colle con il DBChoir. I musical, che sono stati prodotti in molte comunità hanno potuto esprimere l’amore a Don Bosco, all’Ausiliatrice che lo ha guidato, e ai tanti salesiani e laici che hanno dato e continuano a dare la vita per i giovani e quelli più in difficoltà. A proposito di musical l’evento del Petruzzelli di Bari sarà preparato con il progetto “Don Bosco in Piazza”, coinvolgendo la città di Bari e le nostre comunità, nell’esibirsi in varie piazze per “comunicare” Don Bosco, l’esperienza degli Oratori e delle Scuole professionali che operano in tutto il mondo rispondendo ai bisogni dei nostri giovani.

I pellegrinaggi ai luoghi di Don Bosco sono stati per molte comunità educative la pienezza di questo anno, portando alle radici della semplicità, della bellezza, del carisma, e toccando per mano chi era Don Bosco, Mamma Margherita, Madre Mazzarello. Il compito dell’Ausiliatrice e dei primi salesiani orientati verso la santità con l’eroismo della fedeltà alla vita quotidiana ha segnato l’esperienza dei nostri giovani.

Le sfide per l’Ispettoria? Ci ho pensato varie volte riflettendo su questo anno santo e sull’abbondanza di grazia che il Signore ha versato. Ho già scritto all’inizio di questo anno pastorale una lettera ai miei confratelli e mi piace riprendere alcuni di questi elementi come vere sfide. Mi rifaccio anche alla lettera del Rettor Maggiore a chiusura del Bicentenario che parlava di cinque frutti del Bicentenario per tutta la Congregazione.

  1. Rimanere nelle trame di DIO

Il CG 27 chiede che la nostra vita di consacrati sia un grido contro l’egoismo e l’autoreferenzialità, andando incontro ai bisogni dell’altro. Ci dice che il nostro chiostro è il mondo dei giovani in difficoltà, e la nostra preghiera sono le nostre mani alzate e la nostra azione impegnata per ridare dignità ai più esclusi. Abbiamo davanti un esodo che ci aiuterà a raggiungere un’altra terra, mille volte promessa: quella dei più poveri ed abbandonati. Lì come salesiani troveremo il nostro Tabor.

  1. Uno stile di vita semplice, umile, essenziale è la vera nostra carta di identità che alimenta la nostra passione per i giovani.
  2. Farsi accompagnare per diventare guide, accompagnatori dei giovani

Accompagnare per imparare ad accoglierci, conoscerci, accettarci e procedere nel discernere la strada nella quale il Signore ci chiama a servirlo per essere e vivere per Lui.

  1. La Passione educativa con la gioia.

Non vorrei che fossero profetiche le parole di Don Vecchi quando riferendosi al primato della evangelizzazione, diceva: “Può capitare che, presi da una moltitudine di attività, preoccupati delle strutture e indaffarati nell’organizzazione, corriamo il rischio di perdere di vista l’orizzonte della nostra azione e apparire come attivisti o “movimentisti” pastorali, gestori di opere e/o strutture, ammirevoli benefattori, ma poco come testimoni espliciti di Cristo, mediatori della sua azione salvifica, formatori di anime, guide nella vita di grazia” (J.E. Vecchi, ACG 373, 35).

È per questo che mi permetto di comunicarvi questo mio grande sogno. Quello di una Congregazione, la nostra, nella quale ogni salesiano possa dire a se stesso, nel più profondo del suo cuore, nella sua verità più intima: “sono felice e mi sento molto vivo e molto pieno di gioia vivendo come Salesiano di Don Bosco” (Dal R.M.).

Il Papa ci propone, come religiosi, questo programma: “Essendo gioiosi, mostrate a tutti che seguire Cristo e mettere in pratica il Vangelo riempie il vostro cuore di felicità. Contagiate con questa gioia quelli che vi avvicinano” (Dal R M).

  1. Essere sempre educatori ed evangelizzatori.

«”Fedeli agli impegni che Don Bosco ci ha trasmesso siamo evangelizzatori dei giovani, specialmente dei più poveri” (Cost. 6), e cosi Don Bosco ci comunicò che la Congregazione cominciò con una catechesi, “anche per noi l’evangelizzazione e la catechesi sono la dimensione fondamentale della nostra missione” (Cost. 34), missione questa che portiamo avanti in questo modo: “Educhiamo ed evangelizziamo secondo un progetto di promozione integrale dell’uomo, orientato a Cristo, uomo perfetto” (Cost. 31), e questo inoltre perché crediamo realmente che “Dio ci sta aspettando nei giovani per offrirci la grazia dell’incontro con Lui e disporci a servirlo in loro, riconoscendo la loro dignità ed educandoli alla pienezza di vita”». (Dal R.M.)

In conclusione mi pare di cogliere un nuovo entusiasmo, nuove energie per rimanere fedeli a Don Bosco. La presenza del Rettor Maggiore al “Petruzzelli” di Bari alla conclusione del Bicentenario in Ispettoria darà ulteriormente coraggio a questo nostro cammino rinnovato.

Mi auguro per i salesiani, giovani, collaboratori e FS che si riparta con la stessa fede, lo stesso credo nella provvidenza, la stessa passione educativa per salvare le anime e con la stessa guida Maria, affinché Don Bosco continui ad essere il buon Pastore dei Giovani e giovani poveri tramite ognuno di noi.

 

Fonte donboscoalsud.it