Si è tenuto il 12 aprile al “Redentore” di Bari un incontro sul tema “Chiesa, lavoro, giovani”, con la partecipazione di mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto.
Una calamita : è la definizione che un giovane animatore ha dato dell’Oratorio “Redentore”. In effetti, in un quartiere come il “Libertà”, complesso nella sua composizione sociale e nelle relative problematiche, l’Oratorio costituisce un polo d’attrazione per i giovani e al tempo stesso una palestra di formazione alla vita.
“Più che un faro, noi siamo un ospedale da campo” – ha detto don Francesco Preite, Direttore dell’Oratorio e dell’Opera salesiana “Redentore”, nel presentare le varie componenti di questa realtà, che adotta come metodo educativo a diversi livelli il sistema preventivo di Don Bosco: Oratorio-Parrocchia, Formazione Professionale, Servizi socio-educativi e Comunità per minori, infine, non ultima per importanza la Formazione culturale (tra l’altro il CUSMIR, collegio universitario).
In questo contesto si è costituito, nel 2015, bicentenario della nascita di Don Bosco, il Laboratorio Don Bosco, con la finalità di rendere incisiva sul territorio la dimensione educativo – culturale.
Il Laboratorio Don Bosco per l’anno in corso ha predisposto un programma di incontri dal titolo “Agorà sociale 2018”.
“Agorà sociale”: piazza dove gli uomini si incontrano per discutere – ha precisato don Pino Ruppi, Presidente del Laboratorio Don Bosco – esperienza dell’educarsi reciprocamente”, del confrontarsi apportando ciascuno il proprio contributo alle proposte di risoluzione dei problemi. “In modo particolare la piazza ci richiama l’interesse che ogni uomo e donna del nostro tempo dovrebbe avere verso la vita sociale, la ricerca insieme del bene comune nella polis”, cioè nella dimensione socio – politica della città.
In particolare in questi ultimi tempi emerge l’esigenza di un maggiore impegno dei laici, che partecipino alla missione educativa salesiana mettendo a disposizione dei giovani la propria esperienza di vita sociale e professionale e facendoli sentire accolti e stimolati nell’elaborazione di un progetto di vita.
Il programma dell’ “Agorà sociale 2018” prevede cinque incontri, tutti di altissimo interesse per la convivenza civile e per la crescita socio – culturale e, in senso più ampio, umana nel territorio.
Il primo di questi incontri, sul tema “Chiesa, lavoro, giovani”, ha avuto luogo ieri, 12 aprile, nella sala “S. Giuseppe” dell’Istituto Salesiano “Redentore”, ed ha avuto come relatore Sua Ecc.za Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto, “espressione di una Chiesa entrata fortemente in dialogo con il sociale”.
Nato a Carbonara, ha studiato teologia a Roma e trascorso nella Diocesi di Bari i primi anni di sacerdozio. Preside dell’Istituto di Scienze Religiose, ha poi operato per 27 anni in missione (fidei donum) in Brasile. Tornato sei anni fa in Italia, è Presidente del Comitato Settimane Sociali dei cattolici italiani e Presidente della Commissione dei Vescovi, che si occupa dei temi del lavoro e della custodia del creato nell’ambito della Conferenza Episcopale Pugliese.
Mons. Santoro ha espresso, attraverso le sue parole rivelatrici della sua persona, un patrimonio di umanità che si è arricchito delle molteplici e significative esperienze pastorali e culturali vissute; ha dimostrato, inoltre, particolare sensibilità alla spiritualità salesiana, nutrita di amore per i giovani sull’esempio di Don Bosco, il cui intento era quello di formare buoni cristiani e onesti cittadini e che ai suoi ragazzi prometteva pane, lavoro e Paradiso. Dunque un “operatore sociale” che intendeva la formazione professionale non finalizzata esclusivamente ad uno sbocco lavorativo, ma alla costruzione di tutto l’uomo, che nel lavoro realizza la propria persona, apportandovi la propria identità cristiana, e sente riconosciuta la propria dignità.
Chiamato a guidare la Diocesi di Taranto, Mons. Santoro si è trovato di fronte ad una realtà irta di problemi sul piano socio – politico e ambientale, anche per la ben nota questione dell’ILVA, una realtà che ha bisogno di riscatto, richiede energia, coraggio, capacità di dialogare e creare sinergie.
Dalle sue parole emerge la visione di una Chiesa in dialogo con il territorio in cui è inserita, attenta ai bisogni della gente, preoccupata di cercare soluzioni attraverso la collaborazione con i diversi interlocutori competenti nei vari ambiti d’azione connessi ai singoli aspetti del problema: autorità politiche, ambientalisti, università.
“L’esperienza educativa più vivace – egli dice – è proprio la provocazione, la sfida che ci viene dalla realtà”. Per lui questa sfida, che è anche sofferenza, ferita nel suo cuore di Pastore, è rappresentata dalle due processioni quotidiane alla sua porta: da una parte coloro che piangono per la salute distrutta dei loro cari, in special modo dei bambini ammalati di cancro, dall’altra coloro che vedono minacciato il proprio lavoro e dunque in pericolo la sopravvivenza della famiglia.
“Ma non basta cogliere le provocazioni che vengono dalla realtà. Le cogliamo e affrontiamo in quanto credenti”. E’dalla fede, dall’esperienza dell’incontro con Cristo che si rigenera la nostra vita, non in modo astratto, ma nel contesto delle relazioni con le persone.
Mons. Santoro ha illustrato il metodo di lavoro adottato nell’ultima delle Settimane sociali, tenutasi a Cagliari.
Un primo momento è stato quello della denuncia.
Ovviamente non ci si può fermare alla denuncia: il secondo passo è stato identificare buone pratiche, che abbiano la caratteristica di corrispondere all’ esigenza del lavoro come edificazione della persona. E’ un pilastro della Dottrina sociale della Chiesa questa visione del lavoro non solo in un’ottica economica, ma come mezzo di realizzazione della persona.
Un terzo momento è stato dedicato alla descrizione del lavoro. In tale ambito diversi temi sono stati trattati: quello dell’innovazione tecnologica, che non è una minaccia, se è l’intelligenza, il cuore, l’umanità, la coscienza a gestirla, a far funzionare le macchine; quello della Formazione professionale, di cui già si è detto; quello dell’alternanza scuola – lavoro, del lavoro femminile e del lavoro dei disabili.
Il quarto passo è quello della proposta. La proposta si articola attraverso il raccordo con la politica.
Papa Francesco sintetizza questo concetto del lavoro come mezzo di promozione umana con l’espressione “lavoro degno”. Il lavoro è degno perché la persona ( immagine e somiglianza di Dio) è degna, dunque anche un cartonero o un portatore di risciò fa un lavoro degno perché collabora all’opera di creazione di Dio ( il riferimento è ad un’esperienza di confronto e dialogo personale nell’ambito di un incontro promosso da papa Francesco con i movimenti popolari: cartoneros sudamericani e portatori di risciò asiatici).
E’ essenziale, dunque, in ogni nostro impegno e in ogni nostra ricerca, partire da un presupposto imprescindibile: é la fede che rigenera l’uomo, dà vita a una nuova creatura, la cui dignità le deriva dall’essere persona in Cristo.
Filomena Di Tommaso