Domenica 25 Novembre alle ore 10, nella solennità di Cristo Re e nella festa della nostra comunità, circa 100 animatori salesiani della Casa Redentore di Bari (volontari, catechisti, allenatori, docenti, educatori professionali, collaboratori) riceveranno il mandato educativo. Questa disponibilità viene accolta con gioia dalla Comunità Educativa Pastorale del Redentore che, come il Signore Gesù e in suo nome, “manda” gli educatori, non solo ad assumere un ruolo, ma ad essere segni e portatori del suo amore specialmente verso i giovani sull’esempio di don Bosco. Non si tratta di un semplice atto formale o notarile ma è la celebrazione della regalità dell’amore di Dio che si manifesta nel servizio ai più piccoli. Il servizio educativo più che un impiego è una passione data non dalla bravura del singolo ma dall’azione dell’intera comunità. L’animatore salesiano è una persona scelta alla sequela non di un’organizzazione ma di una persona: Gesù Cristo che prima di tutto lo ama e chiede di condividere con Lui la regalità del servizio con, nella e per la comunità. “La regalità di Gesù Cristo – ci ricorda Papa Francesco – è però paradossale: il suo trono è la croce; la sua corona è di spine; non ha uno scettro, ma gli viene posta una canna in mano; non porta abiti sontuosi, ma è privato della tunica; non ha anelli luccicanti alle dita, ma le mani trafitte dai chiodi; non possiede un tesoro, ma viene venduto per trenta monete. «Il Cristo di Dio, l’eletto, il Re» appare senza potere e senza gloria: è sulla croce, dove sembra più un vinto che un vincitore. La grandezza del suo regno non è la potenza secondo il mondo, ma l’amore di Dio, un amore capace di raggiungere e risanare ogni cosa. Per questo amore Cristo si è abbassato fino a noi, ha abitato la nostra miseria umana, ha provato la nostra condizione più infima: l’ingiustizia, il tradimento, l’abbandono; ha sperimentato la morte, il sepolcro, gli inferi. Non ci ha condannati, non ci ha nemmeno conquistati, non ha mai violato la nostra libertà, ma si è fatto strada con l’amore umile che tutto scusa, tutto spera, tutto sopporta. Solo questo amore ha vinto e continua a vincere i nostri grandi avversari: il peccato, la morte, la paura. Con gioia condividiamo la bellezza di avere come nostro re Gesù: la sua signoria di amore trasforma il peccato in grazia, la morte in risurrezione, la paura in fiducia”. Essere Re con Gesù guardando a don Bosco significa amare la comunità servendo preferibilmente i più piccoli in Oratorio e Parrocchia, nel Centro di Formazione Professionale, nella Comunità Educativa per minori, nel Centro diurno, nel Laboratorio culturale, al Cusmir, al social Pub, nei progetti, in ogni ambito della nostra quotidiana vita. È questo che il Re ci chiede per essere animatori della comunità!
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