La festa di don Bosco di quest’anno, molto sentita e partecipata, ha confermato il lavoro educativo molto intenso che il Redentore come Comunità Educativa Pastorale porta avanti ormai da diversi anni.

A chi pensava ad un quartiere spento e morente per le diverse vicende, la risposta della comunità è stata massiccia nella presenza, generosa e gioiosa nella partecipazione. Insomma una bella festa che deve donarci coraggio ed energia nuova per proseguire il cammino educativo e pastorale. Le parole dell’Arcivescovo sulla paternità di don Bosco hanno emozionato e commosso l’assemblea e tanti animatori ed educatori del Redentore si sono riconosciuti nelle sue parole mentre giocavano con i ragazzi nel cortile dell’Oratorio, quando educavano nel doposcuola o al gruppo di catechesi, oppure mentre accoglievano in comunità… La paternità di don Bosco vive nei gesti e nelle azioni di chi vede nel deserto di un’anima, l’inizio di una primavera spirituale ed educativa; vive in una comunità che non ghettizza o condanna a priori, ma accompagna passo dopo passo il ragazzo; una comunità educativa pastorale che sa prendere posizione a favore dei giovani dando fiducia e sa gioire del bene che si compie perché sa che così si lotta e si vince il male che serpeggia nella divisione e nei silenzi complici.

Mi ha molto colpito il commento alla strenna del Rettor Maggiore 2019 “La Santità anche per te”, curata da don Roberto Spataro.

L’episodio della sorella di don Cafasso che chiedeva consiglio a suo fratello, padre spirituale di don Bosco, sull’opportunità di mandare o meno il figlio Giuseppe all’Oratorio di don Bosco è una immagine ancora oggi molto reale. Sappiamo che don Cafasso aveva vietato alla sorella di mandare il figlio Giuseppe  Allamano all’Oratorio di don Bosco perché era un Oratorio dove non regnava molta disciplina. Sappiamo anche che la sorella non ascoltòil fratello e che quindi il figlio frequentò l’Oratorio di don Bosco. Non ci interessa se c’era o meno disciplina nell’Oratorio (a sentire don Cafasso non sembrerebbe che ci fosse) ma ci interessa sottolineare che tutti e tre: don Cafasso, don Bosco e Giuseppe Allamano sono diventati santi. La santità nell’Oratorio di don Bosco è di casa!

A volte anche le considerazioni sul nostro Oratorio, che è collocato nel bel mezzo del quartiere Libertà, lasciano ancora oggi il tempo che trovano. Considerazioni fritte e rifritte, figlie di una ansia spasmodica e di istinti materni iperprotettivi che certamente non fanno crescere e non costruiscono comunità. Basterebbe prendere spunto dall’episodio appena raccontato per capire l’importanza di frequentare un Oratorio: “la più grande palestra di umanità e di relazioni umane che si possa immaginare”.

In particolare, l’Oratorio Redentore può contare oltre che sui salesiani e su diversi laici adulti, anche su dodici giovani volontari del Servizio Civile Nazionale: Antonio, Francesco, Matteo, Stefania, Naomi, Eleonora, Alessandra, Francesca, Nicola, Roberta, Francesco, Vito (la maggior parte proveniente dai percorsi formativi di animazione) e su altrettanti giovani in formazione nel cammino di animazione. Giovani svegli ed in gamba che hanno fatto una scelta di servizio e di impegno a favore dei più piccoli e che quotidianamente vigilano ed assistono i ragazzi del cortile dell’Oratorio secondo un programma stabilito.

Credo che don Bosco sarebbe contento del nostro Oratorio che accoglie tutti, accompagna con diverse iniziative sportive e laboratoriali ed interviene su atteggiamenti prepotenti e su linguaggi volgari. Siamo noi don Bosco, siamo la Comunità Educativa Pastorale del Redentore, insieme possiamo continuare il sogno educativo della santità a portata di tutti attraverso la gioia e la passione di chi crede nei ragazzi specialmente  i  più bisognosi di cura e di attenzioni.

d. Francesco Preite sdb

Direttore