Ci sono almeno quattro buoni motivi per digiunare. Evidentemente non ci riferiamo solo al cibo. Per prima cosa il digiuno ha un risvolto di carattere sociale ed economico: doniamo ai poveri il corrispettivo di ciò che non si spende in cibo, vestiti, viaggi…Se vogliamo fare di più, insieme ad altri, possiamo anche avviare delle iniziative per sensibilizzare le coscienze sull’iniqua distribuzione della ricchezza che spacca il pianeta in due: da una parte il 20% della popolazione che detiene l’80% delle ricchezze e dall’altra l’80% degli indigenti che deve sopravvivere con il restante 20% delle risorse.

 Il digiuno riguarda anche l’ecologia. L’uomo contemporaneo, grazie allo sviluppo tecnologico, si sente sempre più dominatore assoluto del mondo. Ma nello stesso tempo, questa fame di possedere, sfruttare e manipolare le risorse del terra, sta causando anche effetti catastrofici sul clima e sull’interro ecosistema. L’uomo non è il padrone del mondo, ma il custode. Il digiuno che ci fa consumare e inquinare di meno, diventa in questo modo una protesta silenziosa e critica contro chi sta trasformando la terra in una pattumiera.

 C’è un terzo motivo che è di carattere ascetico. Il digiuno, e non solo quello che riguarda il cibo, aiuta l’uomo a dare il giusto valore alle cose e a non pretenderle senza sacrificio. Il digiuno, infatti, come qualsiasi situazione di penuria e di indigenza, rafforza la volontà e ci fa apprezzare anche le piccole cose che danno sapore alla vita. L’aspetto ascetico del digiuno riguarda anche la rinuncia a vedere programmi televisivi frivoli o la decisione di non perdere tempo con chiacchiere superficiali. In questo modo, facciamo digiuno di cose inutili per produrre cose utili.

 C’è, infine, il significato mistico del digiuno. Gesù, a chi lo seguiva per aver moltiplicato i pani, indica un cibo più importante di quello materiale, cioè la Parola di Dio. “Guai a voi che siete sazi” dice a coloro che non cercano Dio, perché si sentono soddisfatti delle ricchezze che posseggono. La sazietà materiale, purtroppo, ci fa credere di poter essere autonomi da Dio. Ma è un’illusione, perché non possiamo vivere senza Dio: Fecisti nos ad te et inquietum est cornostrum donecrequiescat in te. Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te (S. Agostino). L’uomo, davanti alla morte, rivela il suo limite e la sua fragilità. Ungaretti ci ricorda che “sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Le ricchezze e il successo da soli non lo rendono felice e non lo salvano dalla “polvere” della morte. L’uomo ritornerebbe ineluttabilmente alla terra da cui è nato, se Dio non gli donasse la primavera della vita eterna. In quest’ottica, la pratica del digiuno lo aiuta a desiderare non solo il pane che perisce ma a cercare Dio, quel Bene Sommo che sazia la fame di eternità e di assoluto che c’è in ciascuno di noi. Buon cammino quaresimale a tutti.

 

don Antonio D’Angelo

parroco