Cari soci,

Cari amici di don Bosco,

con senso di fiducia e di disponibilità accolgo l’elezione a Presidente Nazionale dell’APS Salesiani per il Sociale.

Fiducia e disponibilità nella missione educativa salesiana di don Bosco e nella comunità che mi chiede di svolgere questo ruolo di servizio e di responsabilità attraverso l’elezione assembleare di oggi. Ringrazio tutti i soci e don Stefano Aspettati, Ispettore salesiano delegato, per la fiducia. Ringrazio don Roberto Dal Molin, per il proficuo e notevole lavoro svolto di animazione e coordinamento in questi anni da Presidente nazionale e con lui ringrazio tutti i laici impegnati nella direzione, amministrazione, comunicazione, segreteria nazionale dei Salesiani per il Sociale.

Il primo pensiero è per la Comunità Educativa Pastorale di Bari Redentore, ove vivo. La Comunità Educativa Pastorale di Bari Redentore è il luogo dove ho acquisito maggiore conoscenza e consapevolezza della portata educativa e pastorale della missione salesiana, sperimentata negli anni in tante realtà salesiane del Sud: Foggia, Brindisi, Caserta…

A Bari ho imparato tante cose: la centralità e la priorità della missione comunitaria vissuta nell’attenzione e cura dei giovani e ragazzi più vivaci e più fragili, l’accompagnamento degli animatori ed educatori della CEP, il lavorare insieme salesiani e laici gomito a gomito, condividendo l’essere Chiesa in uscita per e con i giovani, la promozione della giustizia e della pace ed il contrasto alla criminalità organizzata, l’apertura al territorio collaborando con le realtà del Terzo settore, con le Istituzioni, con le scuole.

Questo immenso bagaglio di esperienze che la CEP, salesiani e laici insieme, di Bari Redentore mi ha donato, mi impegnerò a metterlo al servizio di tutta l’Associazione.

Un’Associazione nata negli anni ‘90, grazie all’Ente promotore CNOS e che affonda le sue radici in don Bosco. Oggi con la riforma del Terzo Settore in atto, la nostra realtà associativa ha adeguato il suo statuto e si è data una struttura più organizzata e più radicata sul territorio nazionale. Conosco abbastanza bene la vita e le realtà associative del Comitato Salesiani per il sociale don Bosco al Sud. Appena possibile, cercherò di conoscere tutte le altre realtà per meglio svolgere il servizio affidatomi.

Vorrei ribadire insieme con voi, tre cose:

  1. Sempre per e con i giovani. Tutto quello che siamo e che facciamo, la nostra identità e la nostra missione di Associazione, è per i giovani, specialmente i più poveri. Giovani che stanno uscendo con fatica e maggiormente penalizzati da questa pandemia. La pandemia non ha fatto altro che evidenziare le diseguaglianze sociali già presenti. La dispersione scolastica, la disoccupazione giovanile, il disagio sociale e psicologico sono aumentati e sono mali da prevenire e da contrastare. Non possiamo e non dobbiamo lasciare i nostri ragazzi ed i nostri giovani per strada. In tal senso, davvero mi sento di ringraziare ognuno di voi, ed ogni singola associazione territoriale che in questa situazione di emergenza nazionale, ha svolto e continua a svolgere un ruolo fondamentale per il bene di molti ragazzi e giovani. Don Bosco prometteva ai suoi ragazzi: Pane, lavoro e Paradiso. Sul suo esempio, anche noi oggi siamo chiamati a coniugare la terra con il cielo, a promuovere i diritti dei ragazzi e giovani, specialmente i più fragili (pane), ad offrire opportunità e condizioni che possano dare dignità ai giovani (lavoro), ad educare al senso di Dio nella vita di ogni giovane (paradiso).

 

  1. Crescere nel senso di Comunità. Siamo una grande comunità nazionale, fatta di persone e di Enti del Terzo Settore con un buon radicamento territoriale. Continuiamo con ottimismo e gioia a coltivare il senso di appartenenza che significa cura delle relazioni, stima reciproca, capacità di fare rete tra noi e con il territorio. Desidero davvero raccomandarvi di ricercare costantemente innanzitutto il dialogo con le Comunità Educative Pastorali locali ed i Comitati territoriali di riferimento. Don Bosco diceva che “Una funicella da solafa ben poco, tante funicelle insieme formano una fune grossa e robusta”. Ecco siamo funicelle che insieme e solo insieme, formano una fune grossa e robusta.

 

  1. Scegliere il Sud. Non come semplice luogo geografico ma come scelta preferenziale rivolta ai più fragili, che popolano le periferie delle nostre Città, dei nostri territori, della nostra Italia. È evidente che laddove mancano diritti, servizi, cultura educativa, il disagio è più forte ed i ragazzi sono più esposti ai pericoli. Alla Marchesa Giulietta Colbert di Barolo che lo sconsigliava di perdere tempo nel dedicarsi a quelle bande di ragazzi di strada e a quei giovani sbandati, don Bosco rispose: “Cara Marchesa, il progetto che mi sento spinto di realizzare e che vedo già realizzato è dare una casa, con attorno campi di gioco, con una chiesa vicina, e con accanto laboratori, officine, scuole per i giovani. Tutto questo non solo qui a Torino ma in tutto il mondo, per tutti i ragazzi del mondo, soprattutto quelli più dimenticati, abbandonati, vittime innocenti delle guerre, dell’odio, dell’indifferenza…!”

 

Siamo in un momento di emergenza nazionale che purtroppo non finirà con la vaccinazione, ma che continuerà nelle notevoli conseguenze e danni che la pandemia già sta arrecando. Non siamo eroi, ma siamo persone chiamate nel Buon Samaritano a rendere un servizio educativo ai giovani. Continuiamo insieme a scegliere la via dell’educazione e del servizio responsabile per costruire un pezzo di Italia con e per i giovani. Ce lo chiede don Bosco, ce lo chiedono i giovani.

 

d. Francesco Preite