Il sogno di don Bosco: la familiarità porta affetto

Lo sguardo di un animatore sul camposcuola giovani di Bari

 

“Impara ad ascoltare il tuo cuore. Riparti da te stesso cercando di migliorare e tuo sarà il mondo con tutto ciò che lo contiene”

Questo è uno dei tanti motti emersi nel Campo-Scuola appena conclusosi che ha visto la partecipazione di circa 30 giovani dell’Oratorio Centro Giovanile di Bari. 30 giovani che hanno deciso di lasciare alle loro spalle le consuete abitudini estive per cinque giorni per scoprire il sogno di don Bosco: una comunità di giovani per i giovani. Un sogno che presenta un cortile pieno di ragazzi da servire, da animare, da ascoltare.

Animare i ragazzi ma come si può fare e cosa significa?

Interessante è stata la lettera da Lettera da Roma del 10 Maggio 1884 di don Bosco,

Nel dialogo tra Don Bosco e Buzzetti, possiamo capire come animare i ragazzi e cosa significhi allo stesso tempo. “Vede, la familiarità porta affetto e l’affetto porta confidenza. E ciò apre i cuori, senza familiarità non si dimostra l’affetto, e senza questa dimostrazione non ci può essere confidenza” e ancora più avanti ” Ci manca il meglio che i giovani non solo siano amati, ma che conoscano, vedano di essere amati”.

Vedano di essere amati è questa la frase più significativa della lettera e per far ciò bisogna essere Animatori tra i ragazzi, rispondere alla chiamata e  come hanno fatto gli Apostoli lasciarsi andare, avere il coraggio di immergerci nel cortile, il che significa viverlo, mettersi in gioco, fidarsi gli uni degli altri e fare comunità ( tema del Campo – Scuola ).

Solo restando uniti, abbracciati come angeli con un’ala sola, possiamo raggiungere questo grande obiettivo entrare nei cuori dei ragazzi, perché in loro c’e sempre un punto accessibile al bene.

Quindi non dobbiamo essere  Animatori “Passivi”, seduti sulle panchine, lontani dai ragazzi e dai loro problemi, perché  il regalo più grande che noi possiamo fare  è quello di donargli il nostro tempo, perché regaliamo un pezzo della nostra vita che non ci ritornerà mai più indietro.

Ci lasciamo cosi con uno scritto di Don Tonino Bello.

” Qualcuno una volta mi ha detto che il tempo è un predatore che ci aspetta al varco per tutta la vita, ma io credo che il tempo sia un amico che ci accompagna e ci ricorda di godere di ogni istante, perché quell’istante non tornerà mai più. Quello che ci lasciamo alle spalle è meno importante di come lo abbiamo vissuto” e non c’e nulla di più bello nel fotografare l’istante in cui un bambino ci sorride e ci dice un semplice  “Grazie”, li in quel preciso momento siamo entrati nel suo cuore e abbiamo realizzato il sogno di don Bosco.

 

Alessandro De Bari