Il 31 gennaio è un giorno centrale nella vita di ogni casa salesiana del mondo perché è la festa del Padre, Maestro ed Amico San Giovanni Bosco. La sua vita, il suo messaggio, la sua missione sono sempre molto attuali ed orientano le comunità in questo cambio di epoca. La grandezza di don Bosco è stata quella di ascoltare Dio nel grido dei giovani. Sono stati i giovani ad essere il significato della vita del Santo, a dare il tono alla sua missione, a rendere il messaggio sempre fresco e nuovo che profuma di Vangelo e Santità. Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, Michele Rua, Giovanni Cagliero e tanti altri giovani hanno, in molte circostanze, orientato le scelte dell’azione pastorale. Sono stati proprio i giovani insieme a don Bosco a fondare i salesiani. Il baricentro dei Salesiani è sempre stato spostato verso la missione (in uscita) e non può essere diversamente per ogni comunità ecclesiale e religiosa. Non si vive di luce propria ma di luce riflessa del volto di Dio presente nei giovani e nel prossimo. Evitiamo allora di chiuderci perché scarseggiano le risorse umane ed economiche, di lamentarci di un passato che non tornerà mai più, di arroccarci nei nostri recinti educativi, pastorali o ancora peggio nei recinti delle nostre convinzioni, oppure di ripetere: si è sempre fatto così… Queste cose appesantiscono e non ci danno le chiavi di lettura giuste per leggere il cambio d’epoca nel quale siamo tutti coinvolti.
I tempi richiedono alla Famiglia salesiana del Redentore di Bari, ai salesiani e laici insieme con e per i giovani di ridisegnare la missione, di aprirci al mare aperto anche se a volte tempestoso, cercando una nuova rotta che abbia queste coordinate: l’umiltà di farsi carico della questione; la fede in Dio che ama i suoi figli nelle vicende quotidiane della vita; la passione per la comunità; l’amore a don Bosco. Senza queste quattro coordinate non andremo da nessuna parte ma vivremo del sospetto, del risentimento, dell’invidia, delle fake news… Don Bosco è stato un grande rivoluzionario, ce lo ricorda Papa Francesco nella prefazione del libro “Evangelii Gaudium con don Bosco”: “Don Bosco, non era un santo dalla faccia da “venerdì santo”, triste, musone… Ma piuttosto da “domenica di Pasqua”. Era sempre gioioso, accogliente, nonostante le mille fatiche e le difficoltà che lo assediavano quotidianamente. Il suo è stato un messaggio rivoluzionario in un tempo in cui i preti vivevano con distacco la vita del popolo. La «misura alta della vita cristiana» Don Bosco la mette in pratica entrando nella “periferia sociale ed esistenziale” che cresceva nella Torino dell’800, capitale d’Italia e città industriale, che attirava centinaia di ragazzi in cerca di lavoro. Infatti, il “prete dei giovani poveri e abbandonati”, seguendo il consiglio lungimirante del suo maestro san Giuseppe Cafasso, scendeva per le strade, entrava nei cantieri, nelle fabbriche e nelle carceri, e lì trovava ragazzi soli, abbandonati, in balia dei padroni del lavoro, privi di ogni scrupolo. Portava la gioia e la cura del vero educatore a tutti i ragazzi che strappava dalle strade, i quali ritrovavano a Valdocco un’oasi di serenità ed il luogo in cui apprendevano ad essere «buoni cristiani e onesti cittadini».”
Più attuale e rivoluzionario di così don Bosco non poteva essere, ora tocca a noi continuare a sognare e a operare. Buona festa di don Bosco!
don Francesco Preite
direttore