Una divertente metafora sull’amore fraterno indirizzata ai più piccoli ma capace di strizzare gli occhi agli adulti con tanti omaggi alla storia del cinema.

di Karin Ebnet 12/04/2017

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Come nascono i bambini? La premessa di Baby Boss, l’ultimo film di casa DreamWorks, pare voglia rispondere a questo quesito ma in realtà la domanda che si pone è un’altra: come nasce l’amore tra fratelli? È possibile imparare ad amare un fratellino che viene al mondo per “rubarti” tutto quello che hai di più caro, a cominciare dai genitori?

Tim ha una sfrenata fantasia che gli consente di vedere il mondo come fosse un enorme parco giochi e si considera il bambino più fortunato dell’universo perché, nonostante i genitori siano molti assorbiti dal loro lavoro come responsabili marketing di una azienda di cuccioli (la PuppyCo), trovano sempre tempo per lui. Non rinuncerebbe mai al loro rito serale fatto di tre storie, cinque abbracci e una canzone preferita. E lui di dividere tutto questo non ne vuole proprio sapere. Tutto cambia però quando a casa arriva un fratellino, che veste in completo scuro, porta un orologio al polso, non si separa mai dalla sua ventiquattrore e… parla! Possibile che i genitori non si rendano conto di venire imbrogliati?

Questo è solo l’inizio di un’avventura spionistica che vedrà alla fine i due fratelli seppellire l’ascia di guerra per un fine più grande: salvare i genitori di Tim e ottenere una super promozione – ovvero scrivania d’angolo e vasino personale – presso la BabyCorp, la società in difesa dei bebé per la quale lavora in realtà Baby Boss.

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Tutta la storia di spionaggio, che richiede una sospensione dell’incredulità, è una divertente e incisiva metafora sull’amore fraterno, visto però sempre attraverso gli occhi del bambino. Le scene d’azione che vedono protagonisti i bebé, soprattutto quelle di inseguimento, sembrano appena uscite da Fast & Furious solo finché le vediamo con la fantasia di Tim e si ridimensionano immediatamente quando le vediamo mettendoci dalla parte dei genitori.

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Il film, diretto da Tom McGrath (i primi due Madagascar e Megamind), si ispira all’omonimo libro Marla Frazee ma si prende la libertà di aggiungere il ruolo del fratello Tim, non presente nel volume. Ideale per un pubblico di bambini, sa parlare però anche ai genitori aiutandosi da tanti omaggi alla storia del cinema disseminati qua e là, come quelli a Indiana Jones, Mary Poppins, Esorcista, Angry Birds, Toy Story e persino Peter Pan. Saprete scovarli tutti?

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Un po’ strana invece la presenza anacronistica nel film di telefoni con il filo e audiocassette, che spostano il film temporalmente di almeno quindici anni indietro. Che però ben si sposa con la grafica 2D delle scene oniriche in cui Tim entra nei suoi mondi fantastici.

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Baby Boss è ricco di trovate simpatiche, di gag e di momenti coinvolgenti e commoventi (soprattutto per chi va al cinema digiuno da trailer e clip varie perché il materiale promozionale svela decisamente un po’ troppo e rischia di rovinare la sorpresa) che sapranno parlare soprattutto ai bambini che un fratellino lo hanno già o stanno per averlo. Per far loro capire che non sarà un nemico da combattere ma un potente alleato e un compagno di giochi per tutta la vita.

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fonte http://www.movieforkids.it